Recensione – “Bianco letale”, Robert Gabraith (J.K. Rowling)

Bianco letale, Robert Galbraith (J.K. Rowling)

Trama:

“Ho visto uccidere un bambino…”. Quando il giovane Billy, in preda a una grande agitazione, irrompe nella sua agenzia investigativa per denunciare un crimine a cui crede di aver assistito da piccolo, Cormoran Strike rimane profondamente turbato. Anche se Billy ha problemi mentali e fatica a ricordare i particolari concreti, in lui e nel suo racconto c’è qualcosa di sincero. Ma prima che Strike possa interrogarlo più a fondo, Billy si spaventa e fugge via. Cercando di scoprire la verità sulla storia di Billy, Strike e Robin Ellacott – una volta sua assistente, ora sua socia – seguono una pista tortuosa, che si dipana dai sobborghi di Londra alle stanze più recondite e segrete del Parlamento, fino a una suggestiva ma inquietante tenuta di campagna. E se l’indagine si fa sempre più labirintica, la vita di Strike è tutt’altro che semplice: la sua rinnovata fama di investigatore privato gli impedisce di agire nell’ombra come un tempo e il suo rapporto con Robin è più teso che mai. Lei è senza dubbio indispensabile nel lavoro dell’agenzia, ma la loro relazione personale è piena di sottintesi non detti…

Anno di pubblicazione: 2018 (2019 in Italia)

Genere: Giallo / Thriller

Casa editrice: Salani

Serie: Cormoran Strike #4

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Recensione:

ATTENZIONE – Ci potrebbero essere SPOILER se non avete letto i VOLUMI PRECEDENTI)

Con Bianco letale siamo ormai giunti al quarto libro (clicca qui per leggere le recensioni dei libri precedenti) dedicato alle indagini di Cormoran Strike, di cui l’autrice è J.K. Rowling sotto pseudonimo (Robert Galbraith).

La storia riprende più o meno dalla fine del terzo libro, La via del male. Non solo Strike, ma anche Robin, hanno ormai acquistato una certa fama a Londra grazie alla risoluzione del loro ultimo, tormentato caso, quello dello Squartatore di Shacklewell; indagare, per loro, diventa più complicato, perché non è facile passare inosservati e non farsi riconoscere. L’agenzia, d’altra parte, procede a gonfie vele. E proprio durante quella che sembra una comune mattina di lavoro, arriva Billy a interromperne la quiete, parlando di un terribile omicidio a cui lui stesso dice di aver assistito anni prima, quando era solo un bambino. Nonostante Billy sia molto agitato e in preda a una crisi a causa dei suoi problemi mentali, Strike intuisce che nella sua dichiarazione c’è della verità: inizia dunque ad indagare su questa storia insieme a Robin, ormai sua socia. Il mistero si infittisce quando vengono coinvolte alte cariche del Parlamento inglese, il che potrebbe portare a scandali proprio in un momento delicato di Londra: le Olimpiadi del 2012, il periodo in cui questa storia si svolge.

Si tratta quindi di un’indagine che tocca sia la sfera pubblica, in particolare la politica, ma anche quella privata e familiare, per cui si creano dinamiche complesse e davvero intricate. Il mistero è molto complicato da risolvere e ci sono tanti sospetti, ognuno dei quali ha una sua precisa personalità. Ognuno sembrerebbe avere un movente e un alibi più o meno valido, ma ci sono continui segreti, sotterfugi, ricatti che rimescolano sempre le carte in tavola. Sembra che nessuno dica completamente la verità, vengono omessi dettagli fondamentali e segreti inconfessabili, e ricollegare i vari pezzi del puzzle è tutt’altro che facile.

Verso la fine, le scene diventano sempre più angoscianti e inquietanti, procedendo verso la risoluzione del caso: insomma, l’ansia regna sovrana e la descrizione è fatta talmente bene, con tanti dettagli visivi, sonori, ma anche emotivi, che non si può non immergersi nel libro. Infatti, un aspetto che amo molto di questo libro e degli altri della serie sono proprio le descrizioni, mai eccessive ma sempre precise, importanti, attente alla storia. Ciò riguarda anche la psicologia dei personaggi, che è molto curata e rende la storia ancor più verosimile ed efficace, e le ambientazioni, di cui la mia preferita rimane la immane tenuta di Chiswell House, con i suoi boschi e le sue numerose stanze.

Infine, ma non meno importante, è l’attenzione che viene riservata alle vite personali di Strike e Robin e al loro rapporto. Entrambi devono superare momenti delicati, in questo libro, che li porteranno ad allontanarsi, ma anche ad avvicinarsi. Tra loro ci sono troppe cose non dette e ciò potrebbe rischiare di compromettere non solo il loro rapporto, ma anche il loro lavoro. Mi sono piaciuti entrambi per le scelte che hanno affrontato nella vita personale, così come in quella professionale; in particolare, Robin dimostra ormai un talento e un intuito per l’investigazione davvero spiccati e si dedica al suo lavoro con passione, come ha sempre desiderato.

Bianco letale, il cui titolo non è affatto casuale e scontato, è quindi un romanzo decisamente approvato e che mi sento di consigliare non solo a chi ama le indagini di Cormoran Strike, ma a tutti gli amanti di gialli e thriller.

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