Recensione – “È così che si uccide”, Mirko Zilahy

È così che si uccide, Mirko Zilahy

Trama:

La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte. Perché la morte è uno spettacolo. Lo sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. E l’istinto di Mancini non sbaglia mai: è con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Il commissario è costretto ad accettare l’indagine… E accettare anche l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide.

Anno di pubblicazione: 2016

Genere: Thriller

Casa editrice: TEA

Serie: Enrico Mancini #1

Per acquistare una copia del libro su Amazon, CLICCA QUI.

 

Recensione:

Siamo a Roma, inizio settembre. Temporali violenti tormentano la città, piove incessantemente da giorni. Una mattina la città si sveglia con la notizia di un terribile omicidio, quello di una donna mutilata con precisione chirurgica.

Il commissario Enrico Mancini, esperto in crimini seriali e molto stimato nel suo campo, sta seguendo il caso di una scomparsa che, per motivi personali, gli sta molto a cuore. Nonostante gli venga chiesto di collaborare alle indagini dell’omicidio della donna, vista la sua esperienza in crimini efferati, Mancini rifiuta per potersi dedicare interamente al caso che sta seguendo. Quando però, nei giorni successivi, vengono rinvenuti altri due cadaveri riconducibili allo stesso serial killer, il commissario è costretto ad accettare e a mettere in stand by il suo caso.

Inizia quella che si presenta come una vera e propria corsa contro il tempo, una gara con l’Ombra (come il serial killer si firma), che segue un disegno che sembra essere indecifrabile persino per le menti acute della squadra composta da Mancini. Come se non bastasse, la pioggia rende i movimenti dell’Ombra invisibili, rendendo le indagini ancor più difficili. Sotto la pressione della stampa e dei superiori, il commissario dovrà interpretare e risolvere l’enigma per poter dare inizio alla caccia del serial killer.

Avevo molte aspettative riguardo questo libro, perché mi era stato consigliato da più lettrici e ne avevo sentito parlare bene. Nonostante avessi comprato È così che si uccide (e relativi seguiti) da un po’, mi sono decisa a leggerlo dopo tempo (probabilmente anni), ma l’attesa ne è valsa la pena e, complice la lettura al momento giusto, il libro ha soddisfatto pienamente tutte le mie aspettative.

Si tratta di un thriller ben fatto, con colpi di scena e risvolti inquietanti e inaspettati che sorprendono continuamente il lettore, invogliandolo a procedere avidamente la lettura. La storia è assolutamente avvincente: le indagini sono dei rompicapi a cui anche il lettore si sente in dovere di partecipare, per cercare di risolvere e mettere insieme gli indizi insieme alla squadra di Mancini. L’autore ha uno stile molto scorrevole e coinvolgente, in grado di creare suspense e ansia nei momenti più salienti della storia, che è ricca di dettagli e descrizioni particolareggiate e in alcuni punti decisamente macabre, che rendono le vicende ancor più reali. Allo stesso modo, i personaggi sono ben definiti, soprattutto alcuni: il commissario Mancini, il protagonista, è ovviamente quello che più viene messo a nudo nelle pagine del libro, tra le quali scopriamo traumi e fantasmi del suo passato con cui combatte a fatica. La squadra di Mancini è composta da elementi validi, in grado di affiancare il commissario in un’indagine così importante e difficile; è davvero interessante seguire le dinamiche del lavoro di squadra, in quanto fin dall’inizio i vari elementi si presentano come complementari gli uni agli altri. Probabilmente i miei preferiti sono stati Antonio Rocchi, il medico legale (sì, riderete delle battute di un medico legale) e la fotoreporter Caterina De Marchi, giovane ma determinata e molto intuitiva.

A mio parere personale, ciò che rende la storia ancor più intrigante è l’ambientazione: Roma. Roma e le sue mille sfaccettature, i suoi mille volti. Il volto antico di Roma e quello più recente, industriale, che si scontrano e convivono nello stesso scenario. I cadaveri vengono ritrovati in diversi punti della città, dalla basilica di San Paolo al Gazometro, dal mattatoio di Testaccio alle terme di Ostia antica; Roma è sempre un’ambientazione meravigliosa, affascinante, che ben si presta come sfondo di un thriller grazie proprio ai suoi mille, ambigui, misteriosi, inquietanti volti.

Non posso che concludere consigliandovi È così che si uccide, soprattutto se amate i thriller e amate Roma. Io non vedo l’ora di leggere i prossimi libri di questo autore, che per me è stata una vera sorpresa e una bella rivelazione.

Comments

comments