Recensione – “Storia di una ladra di libri”, Markus Zusak

Storia di una ladra di libri, Markus Zusak

Trama:

Germania, 1939. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel scorge un oggetto seminascosto nella neve, un libriccino abbandonato o dimenticato. Liesel non ci pensa due volte e lo ruba. Comincia così la storia di una piccola ladra e del suo amore per i libri, che diventano un talismano contro l’orrore che la circonda. Per salvarli, è pronta a strapparli ai roghi nazisti o a sottrarli dalla biblioteca della moglie del sindaco. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel accoglie un ebreo in cantina, tutto cambia: il mondo della ragazzina diventa all’improvviso più piccolo. E, al contempo, più vasto.

Anno di pubblicazione:  2005 (2007 in Italia)

Genere: Romanzo storico

Casa editrice: Sperling & Kupfer

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Recensione:

Dopo anni che mi ripromettevo di leggere questo libro (e quindi di vedere il film che ne è stato tratto), eccomi finalmente qui a parlarne. Storia di una ladra di libri è uno di quei romanzi che non possono che essere un pugno nello stomaco, che ti lascia senza fiato, per cui il dolore arriva tutto insieme e rimane anche dopo averlo finito di leggere. Una storia che fa riflettere sull’orrore della Germania nazista, dello sterminio degli ebrei, della realtà della guerra.

Prima di tutto, mi è piaciuto moltissimo il punto di vista di questa storia, il narratore, la voce fuori campo, che in realtà fuori campo non è: a raccontare la storia della ladra di libri non è infatti la protagonista Liesel, ma la Morte, che negli anni della Seconda Guerra Mondiale si ritrovò a fronteggiare indicibili orrori e a lavorare quindi senza sosta. Inizialmente, ammetto che la narrazione non mi convinceva molto, soprattutto perché, in particolare all’inizio del libro, la Morte sembra non tenere molto conto dell’ordine cronologico degli eventi e il lettore viene sballottato qua e là nel tempo. Procedendo con la lettura, però, ci si fa l’abitudine e ho apprezzato tantissimo questo punto di vista, soprattutto perché la Morte non è una semplice voce narrante, ma, a causa degli eventi stessi che racconta, è ovvio che ne è l’assoluta, triste protagonista.

La Morte racconta la storia di Liesel Meminger, che viene affidata dalla madre ad una famiglia di Molching, nei pressi di Monaco, perché se ne prenda cura. Durante il viaggio, il fratellino di Liesel muore tragicamente (sì, sappiate che se volete leggere questo libro dovete tenere a ravvicinata distanza una bella scorta di fazzoletti). Durante il funerale, la ragazzina nota un libriccino: in quel momento di profondo sconforto, questo oggetto abbandonato nella neve diventa tutto ciò a cui Liesel si aggrappa, in ricordo della vera madre e della morte del fratellino. Inizia così il suo amore per i libri, ancor prima che impari a leggere: per Liesel, i libri sono una salvezza, ciò che l’aiuta ad affrontare la realtà che la circonda e, ben presto, l’orrore della guerra. Inutile dire che ho trovato l’amore per i libri e la lettura di Liesel meravigliosi, la sua sete di libri, la voglia di averne ancora sono davvero salvifici per lei. Perché la sua vita, infatti, non è stata proprio una passeggiata. Senza anticipare nulla, se non avete letto il libro o visto il film, ci sono alcune scene che mi hanno colpita particolarmente, come quando ruba un libro sottraendolo al rogo nazista, o quando entra per la prima volta nella biblioteca del sindaco, o quando strappa le pagine dei libri perché consapevole che le parole, nella Germania nazista, sono il male assoluto.

Liesel è solo una bambina, ma estremamente intelligente e coraggiosa, per la sua età. Un personaggio che la aiuta a sviluppare la sua intelligenza, la sua conoscenza, il suo coraggio, è sicuramente il padre adottivo Hans Hubermann, uno dei personaggi che più ho amato dell’intero libro. Perché Hans è proprio come Liesel: un’anima sensibile, attenta ai più deboli, altruista, coraggioso, con le sue idee e le sue convinzioni, e dimostra tutto ciò non solo nel suo rapporto con la bambina, ma soprattutto quando decide di nascondere nella sua cantina Max, un ebreo, a rischio e pericolo di tutta la sua famiglia. Ciò che emerge chiaramente nel libro è la necessità di salvarsi la vita, di apparire come i nazisti vogliono tu appaia, da buon tedesco, da buon ariano, ma dall’altra parte, la necessità di salvare la propria anima, di fare i conti con la propria coscienza e con ciò che si pensa e in cui si crede, la necessità di fare la cosa giusta, e nascondere Max, nonostante l’enorme e costante rischio, è la cosa giusta da fare. Max, un altro personaggio che ho amato tantissimo, è l’altra faccia della medaglia: essere un ebreo nella Germania di Hitler non voleva dire solo nascondersi, ma anche vivere nella vergogna e nel disprezzo da parte degli altri e di se stessi. Max vive nel costante terrore di essere trovato, ma anche nella costante vergogna di mettere in pericolo le persone che lo nascondono; inoltre, si vergogna di aver lasciato la sua famiglia dietro di sé per potersi salvare, ma allo stesso tempo è felice di poter vivere.

Storia di una ladra di libri, quindi, è un racconto di quegli anni molto particolare, che fa luce non solo sulla vita degli ebrei, ma anche su quella degli stessi tedeschi nella Germania nazista: perché, in fondo, nessuno era al sicuro, mai. Le scene che più mi hanno colpito sono state le marce degli ebrei lungo la strada per il campo di concentramento di Dachau: racconti assolutamente strazianti, soprattutto se si pensa che si tratta di eventi realmente accaduti e in un tempo non molto lontano. La reazione di Hans Hubermann e le conseguenze delle sue azioni sono solo uno spaccato della vita dei tedeschi che non condividevano affatto l’ideologia nazista, ma che dovettero piegarsi al sistema per proteggere la propria famiglia.

Infine, volevo parlare brevemente anche degli altri personaggi che mi sono piaciuti, in particolare due: Rosa Hubermann e Rudy Steiner. Rosa, la moglie di Hans e la mamma adottiva di Liesel, è una donna che, potremmo dire, di istinto materno ne ha veramente poco. O almeno, è ciò che mostra apparentemente. Rosa sembra una donna fredda, distaccata, che non fa altro che insultare le persone, ma pian piano ci si rende conto che questo è il suo modo di essere e il suo linguaggio a volte volgare non è che un modo di dimostrare affetto. È una donna molto forte e che dimostra la sua tenacia soprattutto nelle situazioni più critiche, ma nel corso della storia mostrerà anche il lato vulnerabile che tanto cerca di nascondere a tutti, soprattutto alle persone che ama di più. Rudy Steiner è il migliore amico di Liesel e, vi assicuro, è impossibile non amarlo. Ostinato, sfacciato, incurante delle regole e sprezzante del pericolo, Rudy è sempre accanto a Liesel ed è uno degli aspetti migliori della sua vita. Essere ragazzi nella Germania nazista voleva dire dimostrarsi in un certo modo, sottostare a determinate regole, essere sempre fedeli al Führer e dimostrare apertamente di condividerne e sostenerne l’ideologia: Rudy, però, non si fa mai problemi a dire o fare ciò che pensa.

Il finale è, per quanto mi riguarda, inaspettato: ci si aspetta che la storia vada in una direzione, mentre poi gli eventi prendono tutta un’altra piega. Consiglio Storia di una ladra di libri a tutti, perché la realtà che racconta non venga mai, mai dimenticata e se ne capisca a fondo l’orrore.

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