I personaggi del cuore – Peeta Mellark

Hunger Games, la celebre trilogia distopica post-apocalittica di Suzanne Collins, è una delle mie storie preferite in assoluto. Oltre ad avere una storia ben costruita in tutti i dettagli, il punto di forza di questa trilogia sono i personaggi, ben caratterizzati e a cui è facile affezionarsi. Vi ho già parlato di Finnick e prima o poi vi parlerò anche di Katniss, ma oggi ho deciso di parlarvi dell’altro protagonista delle vicende di Hunger Games: Peeta Mellark, il ragazzo del pane.

Peeta vive come Katniss nel Distretto 12, il più povero di Panem, ed è il figlio del fornaio. Nei libri Peeta compare nel giorno della Mietitura, quando vengono estratti i tributi per i feroci Hunger Games, un reality show per ragazzini in cui alla fine vince chi riesce a sopravvivere a tutti gli altri. Dopo che Katniss si offre volontaria al posto di sua sorella Prim, insieme a lei viene estratto Peeta.

Katniss non ne è molto contenta: si sente in debito con lui, perché qualche tempo prima, quando la famiglia di Katniss soffriva terribilmente la fame, lui la aiutò lanciandole del pane bruciato. La sua presenza agli Hunger Games per Katniss è una tortura proprio per questo, perché sa che se vuole sopravvivere lui dovrà morire, ma si sente in colpa. Infatti, mentre Peeta cerca di parlarle amichevolmente, lei lo allontana ostinatamente in modo brusco.

Così come abbiamo modo di capire dall’episodio del pane, Peeta si rivela fin da subito un ragazzo timido, ma profondamente buono, altruista e capace di piacere al pubblico grazie alla sua spontaneità, cosa che irrita Katniss ancora di più: la ragazza pensa infatti che lui stia cercando di attirare l’attenzione del pubblico su di sé.

Peeta, però,  continua a dimostrarsi buono e simpatico, e inevitabilmente Katniss, anche a causa del suo debito con lui, comincia a cedere nei suoi confronti. Inoltre, durante gli allenamenti Peeta si dimostra abile nella mimetizzazione, nel sollevamento pesi (grazie al suo lavoro nella panetteria) e nella lotta corpo a corpo. Lui e Katniss si avvicineranno un po’, ma la ragazza esita sempre ed è diffidente nei suoi confronti, come con chiunque. È convinta che lui stia cercando di attirare la sua attenzione per ucciderla più facilmente poi durante i giochi, sfruttando la sua fiducia. La sera prima di entrare nell’Arena, però, durante l’intervista ai tributi, Peeta confessa di essere innamorato di Katniss:

Sto tornando in me, quando Caesar gli chiede se a casa abbia una ragazza.

Peeta  esita, poi scuote la testa in modo poco convincente.

«Un ragazzo bello come te! Ci deve essere una ragazza speciale. Coraggio, su, come si chiama?» chiede Caesar.

Peeta sospira. «Be’, una ragazza c’è. Ho una cotta per lei da che mi ricordo. Ma sono praticamente certo che lei non sapeva nemmeno che esistessi, prima della mietitura».

Un brusio di solidarietà di leva dal pubblico. Un amore non corrisposto è una situazione che possono capire.

«Ha un altro compagno?» chiede Caesar.

«Non lo so, ma piace a molti ragazzi» risponde Peeta.

«Non c’è problema, ti suggerisco io cosa puoi fare. Vincere e tornare a casa. A quel punto, non potrà respingerti, ti pare?» dice Caesar in tono incoraggiante.

«Non credo che funzionerà. Vincere… non servirebbe, nel mio caso» replica Peeta.

«E perché mai?» chiede Caesar, sconcertato.

Peeta diventa rosso come una barbabietola e balbetta: «Perché… perché… lei è venuta qui insieme a me».

Come si scoprirà poi, Peeta è davvero innamorato di Katniss ed è pronto a rischiare la sua stessa vita per proteggerla e far sì che a vincere sia lei. La sua debolezza, le sue insicurezze, emergono nella sua chiacchierata con Katniss proprio la notte prima degli Hunger Games. Peeta sa che Katniss è molto più forte di lui, e ha già accettato la sconfitta, motivato dall’amore che prova per lei. Anche la sua famiglia non crede in lui, ma ciò che davvero gli importa, oltre al desiderio di salvare la ragazza che ama, è rimanere integro, non perdere i valori in cui crede:

«Non so bene come dirlo. Solo non voglio… perdere me stesso. Ha un senso?» chiede. Scuoto la testa. Come potrebbe perdere se stesso? «Non voglio che mi cambino, là dentro. Che mi trasformino in una specie di mostro che non sono».

Mi mordo il labbro inferiore. Mentre io stavo elucubrando sull’arena e sulla disponibilità di alberi, Peeta era alle prese con il problema di conservare la sua identità. La purezza del suo io. «Vuoi dire che non ucciderai nessuno?» chiedo.

«No. Quando arriverà il momento sono sicuro che ucciderò come chiunque altro. Non posso darmi per vinto senza combattere. Solo continuo ad augurarmi di trovare un modo per… per dimostrare a quelli di Capitol City che non sono una loro proprietà. Che sono più di una semplice pedina» dice Peeta.

Una volta nell’Arena, Peeta si unisce al gruppo dei Tributi favoriti per proteggere Katniss, nonostante lei lo prenda come un tradimento, almeno fin quando il ragazzo la avverte di essere in pericolo e scappare, salvandole la vita. Peeta scappa e si nasconde, finché la voce dello Stratega annuncia il cambio di regole: i due tributi provenienti dallo stesso Distretto potranno vincere i giochi insieme. Katniss cerca Peeta, trovandolo in fin di vita: infatti, Cato, uno dei favoriti, lo ha ferito dopo il tradimento nei loro confronti per salvare Katniss. La strategia adottata, a questo punto, anche su consiglio di Haymitch, è far credere che Peeta e Katniss siano una coppia, gli sfortunati amanti del Distretto 12, che improvvisamente diventano i preferiti degli spettatori.

Rimasti in due, la nuova regola viene revocata: solo un può vincere gli Hunger Games. I due sfidano allora Capitol City facendo finta di suicidarsi entrambi con una manciata di bacche della notte e tornano a casa vincitori. Il presidente Snow, però, li vede ormai come ribelli, soprattutto Katniss, che non ha altra scelta che mostrarsi perdutamente innamorata di Peeta, anche se i suoi sentimenti per lui sono piuttosto confusi. Il problema, però, è che Peeta non ha mai finto: i suoi sentimenti sono sempre stati sinceri, e sapere che Katniss stava solo recitando lo ferisce profondamente:

«È stato tutto per le telecamere» dice Peeta. «Il tuo modo di comportarti».

«Non tutto» preciso, restando saldamente aggrappata ai miei fiori.

«Allora quanto? No, lascia perdere. Immagino che la vera domanda sia: cosa resterà quando torneremo a casa, vero?» chiede.

«Non lo so. Più ci avviciniamo al Distretto 12, più sono confusa» rispondo. Lui aspetta, aspetta altre spiegazioni, ma non ne ho.

«Be’, fammi sapere quando l’avrai capito» dice, e il dolore nella sua voce è palpabile.

Il dolore di questa consapevolezza svuota Peeta di qualsiasi cosa. Nel secondo libro, veniamo a sapere che vive da solo nella sua nuova casa al Villaggio dei Vincitori. Il rapporto con Katniss, dopo quanto accaduto, si è ormai raffreddato, ma Haymitch ricorda a entrambi che durante il Tour della Vittoria dovranno dimostrarsi più innamorati e uniti che mai: infatti, il loro gesto finale di tentato suicidio nell’Arena ha scatenato la reazione dei distretti, che vedono in loro un’occasione di ribellione. Peeta, quindi, decide di scusarsi con Katniss per il suo comportamento: è consapevole del fatto che lei li ha salvati, e che dovranno continuare a portare avanti questa farsa per la loro salvezza e delle persone che amano.

«Senti, Katniss, volevo parlarti del modo in cui mi sono comportato sul treno. L’ultimo treno, voglio dire, quello che ci ha riportato a casa. Sapevo che c’era qualcosa tra te e Gale. Ero geloso di lui ancora prima del nostro incontro ufficiale. E non è stato corretto agire con te in base a qualcosa che è successo durante il reality show. Mi dispiace».

Le sue scuse mi colgono di sorpresa. È vero che Peeta mi ha completamente esclusa, dopo che gli ho confessato che il mio amore per lui durante gli Hunger Games era pura finzione. Ma non glielo rinfaccio. Nell’arena, ho recitato la scena dell’idillio fino in fondo. C’erano volte in cui non sapevo neppure cosa provavo per lui. Né lo so adesso, in realtà.

«Dispiace anche a me» dico. Non so bene per cosa, esattamente. Forse perché è probabile che io sia lì lì per annientarlo.

«Non c’è niente per cui tu debba dispiacerti. Lo facevi solo per tenerci in vita. Ma non voglio che andiamo avanti così, ignorandoci l’un l’altro nella vita di tutti i giorni e cadendo abbracciati nella neve quando c’è in giro una telecamera. Quindi penso che se io la smettessi di fare quello col cuore infranto, forse potremmo provare ad essere amici» dice.

Questa è, sia nei libri che nei film, una delle mie parti preferite: Peeta è decisamente troppo buono per essere reale, non si può non amarlo ♥ Un altro momento in cui emerge tutta la sincerità dei sentimenti di Peeta è quando, alla fine del Tour della Vittoria, nasce l’idea del matrimonio tra Katniss e Peeta, come ultimo tentativo per cercare di mettere a tacere le ribellioni nei distretti. Per Peeta l’idea è sicuramente allettante, ma non in queste condizioni: è chiaro che lui vorrebbe sposarla solo nel caso in cui anche lei fosse convinta del loro amore, come invece lei non è, ma capisce la necessità della situazione. Inoltre, spesso Peeta soffre perché Katniss e Haymitch architettano strategie alle sue spalle, come quando Peeta cerca di far avere una parte delle loro vincite alle famiglie dei tributi del Distretto 11, fomentando la ribellione:

«Non è il caso, Haymitch. So che dovevi scegliere uno di noi. E anch’io avrei voluto che fosse lei. Ma questa è un’altra cosa. Delle persone sono morte, là fuori. E ne moriranno altre, se non facciamo un lavoro di prim’ordine. Non c’è bisogno che qualcuno mi imbecchi su cosa dire. Però devo sapere in cosa mi sto cacciando» dice Peeta.

«D’ora in poi, sarai informato di tutto» promette Haymitch.

«Sarà meglio» ribatte Peeta, che non si prende nemmeno il disturbo di guardarmi prima di andarsene.

Il presidente Snow, quindi, decide di organizzare una speciale Edizione della Memoria degli Hunger Games, in cui i Tributi saranno scelti tra i vincitori delle precedenti edizioni. Di nuovo, Peeta è determinato a salvare Katniss e a tornare nell’Arena con lei: al momento della Mietitura, viene estratto Haymitch, ma Peeta si offre volontario al suo posto. Peeta riconferma i suoi sentimenti per Katniss, sia pubblicamente che non: infatti, che le telecamere ci siano o no, a lui non importa. Cerca anche di fermare gli Hunger Games, dichiarando nell’intervista che precede i giochi che lui e Katniss si sono sposati in segreto e aspettano un bambino.

Il suo rapporto con Katniss cresce a poco a poco: il suo essere sempre sincero e rispettoso nei suoi confronti porta Katniss a credere sempre di più in lui, a fidarsi di lui, fino a provare sentimenti reali per lui. Una volta nell’Arena, Peeta rischierà la vita più volte e Katniss sarà davvero preoccupata di perderlo. Insomma, i due sono sempre più uniti, e Peeta è sempre più innamorato: lo dimostra in una scena in cui davvero ho sentito spezzare il mio cuore, lui ha pensato a tutto pur di salvarla, e Katniss prende improvvisamente consapevolezza di quello che lei prova per lui.

«Non so che razza di accordo tu abbia fatto con Haymitch, ma devi sapere che ha fatto delle promesse anche a me». Ma certo, sapevo anche questo. Ha detto a Peeta che mi avrebbero tenuta in vita per non fargli sospettare niente. «Quindi direi che ha mentito a uno di noi».

Questa frase risveglia la mia attenzione. Un doppio accordo. Una doppia promessa. E solo Haymitch sa qual è quella vera. Sollevo la testa e incrocio lo sguardo di Peeta. «Perché lo stai dicendo adesso?»

«Perché non voglio che tu dimentichi quanto è diversa la nostra situazione. Se tu muori e io sopravvivo, non avrò più ragione di vivere, una volta tornato al nostro distretto. Tu sei tutta la mia vita» mi dice. «Non sarei mai più felice». Faccio per ribattere, ma lui mi mette un dito sulle labbra. «Per te è diverso. Non sto dicendo che non sarebbe dura. Ma ci sono altre persone che renderebbero la tua vita degna di essere vissuta».

Peeta afferra la catenella col disco dorato che porta al collo. Tiene il dischetto alla luce della luna, in modo che io possa vedere bene la ghiandaia imitatrice. Poi il suo pollice scivola lungo una levetta che non avevo notato prima e il disco si apre. Non è un ciondolo massiccio come avevo pensato, ma un medaglione. E dentro il medaglione ci sono delle foto. Sulla destra, mia madre e Prim che ridono. E sulla sinistra Gale. Che, incredibile a dirsi, sorride.

Non c’è nulla al mondo che in questo momento potrebbe farmi cedere più velocemente di questi tre volti. Dopo quello che ho sentito oggi pomeriggio… è l’arma perfetta.

«La tua famiglia ha bisogno di te, Katniss» conclude Peeta.

La mia famiglia. Mia madre. Mia sorella. E il mio finto cugino Gale. Ma l’intento di Peeta è chiaro. Vuole che Gale sia davvero la mia famiglia, o che lo diventi un giorno, se sopravvivo. Che lo sposi. Così Peeta mi sta regalando al tempo stesso la sua vita e Gale. Per farmi sapere che non devo mai dubitare di lui. Tutto. Ecco cosa vuole che prenda da lui: tutto.

Aspetto che parli del bambino, che reciti per le telecamere, ma non lo fa. E così so per certo che nulla di tutto ciò che fa parte degli Hunger Games. E che mi sta dicendo la verità su quello che prova.

«Non c’è nessuno che abbia davvero bisogno di me» dice, e non c’è autocommiserazione nella sua voce. È vero che la sua famiglia non ha bisogno di lui. Loro sentiranno la sua mancanza, insieme a una manciata di amici. Ma tireranno avanti. Anche Haymitch, con l’aiuto di qualche barile di alcool, tirerà avanti. Mi rendo conto che una sola persona verrebbe distrutta irreparabilmente dalla morte di Peeta. Io.

«Io sì» gli dico. «Io ho bisogno di te». Sembra turbato, prende un respiro profondo come se stesse per iniziare un lungo discorso, e la cosa non mi piace, non mi piace per niente, perché attaccherà a parlare di Prim e di mia madre e di tutto quanto, e io non capirò più niente. Così lo interrompo subito con un bacio.

Poco dopo, però, la ribellione vera e propria ha inizio: mentre Katniss, che da sempre era l’obiettivo primario dei ribelli in quanto volto della rivolta, viene prelevata dall’Arena e portata al Distretto 13, Peeta viene invece catturato e portato a Capitol City, dove verrà torturato e utilizzato come arma contro Katniss.

Purtroppo, l’unico punto di vista è quello di Katniss, per cui conosciamo solo il suo dolore e soprattutto terrore all’idea che Peeta sia nelle mani di Snow. Peeta viene depistato, cioè gli viene iniettato il veleno degli aghi inseguitori e la sua mente viene manipolata, affinché lui pensi che in realtà Katniss voglia ucciderlo. Capitol City organizza infatti delle interviste con Caesar e Peeta, in cui il ragazzo si mostra sempre più confuso, provato dal veleno, distrutto.

Katniss chiede quindi la liberazione di Peeta e degli altri ostaggi come una delle condizioni principali per la sua collaborazione alla ribellione, ma quando Peeta viene salvato e portato nel Distretto 13, la sua mente è gravemente danneggiata. Non sa più cosa sia reale e cosa no, e cerca addirittura di uccidere Katniss.

Vedere Peeta in queste condizioni è davvero straziante, se pensiamo ai due libri precedenti: ha dato a Katniss tutto ciò che aveva, il suo amore e persino la sua stessa vita, quando ce n’era bisogno, e vederlo così cambiato e torturato è un colpo al cuore. Katniss, ormai, ha le idee abbastanza chiare, anche se no vuole ammetterlo: la sua scelta è Peeta, non Gale, come hanno capito ormai tutti. Come le dice Finnick, l’unica arma in grado di spezzarla era proprio il suo amore per Peeta, anche se ormai lui non sembra essere più lo stesso. La ragazza è distrutta dalle condizioni in cui hanno ridotto Peeta e cerca di aiutarlo a comprendere se le cose che lui ricorda siano vere o false, mentre la ribellione continua.

«Il tuo colore preferito… è il verde?»

«Esatto». Poi penso a qualcosa da aggiungere. «E il tuo è l’arancione».

«L’arancione?» Sembra poco convinto.

«Non l’arancione brillante. La sua sfumatura più tenue. Come il tramonto» dico. «O almeno è così che mi hai detto, tempo fa».

«Ah». Chiude gli occhi per un attimo, forse tentando di evocare l’immagine di quel tramonto, poi fa segno di sì con la testa. «Grazie».

Ma altre parole sgorgano confuse dalla mia bocca. «Sei un pittore. Sei un fornaio. Ti piace dormire con la finestra aperta. Non metti mai lo zucchero nel tè. E ti annodi sempre due volte i lacci delle scarpe».

Peeta però non sempre riesce a contrastare il veleno e la manipolazione, a volte ha delle ricadute, e vuole che Katniss lo lasci andare definitivamente, ma lei non ha intenzione di rinunciare a lui, che mostra tutta la sua fragilità e stanchezza:

«Peeta?» I suoi occhi sembrano pozze nere, le pupille si sono così dilatate che le iridi azzurre sono quasi scomparse. I muscoli dei suoi polsi sono duri come metallo.

«Lasciami qui» sussurra. «Non riuscirò a resistere».

«Sì, invece. Ci riuscirai!» gli dico.

Peeta scuote la testa. «Sto perdendo il controllo. Impazzirò. Come loro».

Come gli ibridi. Come una belva rabbiosa, decisa a squarciarmi la gola. E qui, proprio qui, in questo posto e in questa circostanza, dovrò veramente ucciderlo. E Snow avrà vinto. Un odio cocente, feroce, mi scorre dentro. Snow ha già vinto troppo, per oggi.

Le probabilità di successo sono minime, forse è un suicidio, ma faccio l’unica cosa che mi viene in mente. Mi protendo e bacio Peeta dritto sulla bocca. Lui rabbrividisce tutto, ma io tengo le labbra premute sulle sue finché non sono costretta a riprendere fiato. Le mie dita risalgono lungo i suoi polsi ad afferrargli le mani. «Non permettergli di portarti via da me».

Peeta ansima forte mentre combatte contro gli incubi che infuriano nella sua testa. «No. Non voglio…»

Gli stringo le mani sino a fargli male. «Resta con me».

Le sue pupille si contraggono come punte di spillo, si dilatano rapidamente ancora una volta, poi tornano a quella che parrebbe la normalità. «Sempre» mormora.

Quando l’attacco a Capitol City finalmente finisce, Peeta torna con Katniss nel Distretto 12. Lui le resta vicino dopo la perdita di sua sorella (e quindi di Gale, che si trasferisce). Peeta e Katniss si aiutano a vicenda nella rinascita, nonostante dimenticare ciò che hanno subito e dovuto affrontare è impossibile. Ma l’amore di Peeta convince Katniss ad abbandonare ogni incertezza e finalmente lasciarsi andare ai suoi sentimenti per lui.

Io e Peeta ricominciamo a crescere insieme. Ci sono ancora momenti in cui lui afferra lo schienale di una sedia e aspetta finché i flashback non sono finiti. Io mi risveglio urlando da incubi di ibridi e bambini perduti. Ma le sue braccia sono lì a darmi conforto. E in seguito le sue labbra. La notte in cui provo di nuovo quella sensazione, la fame che mi aveva assalito sulla spiaggia, so che tutto questo sarebbe accaduto comunque. Che quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco di Gale, acceso di odio e di rabbia. Ho abbastanza fuoco di mio. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. E solo Peeta è in grado di darmi questo.

Così, quando sussurra: «Tu mi ami. Vero o falso?» io gli rispondo «Vero».

Katniss e Peeta avranno poi due figli, a cui insegneranno i giusti valori, per far sì che le generazioni future non ripetano gli errori del passato e ciò che hanno vissuto loro non debba viverlo qualcun altro.

Una nota di merito per i film della trilogia, che sono stati meravigliosi e fedeli ai libri. All’inizio ero scettica sulla scelta di Josh Hutcherson nei panni di Peeta, ma devo dire che poi mi ha subito convinta e conquistata completamente, l’ho trovato perfetto.

Peeta quindi è un personaggio davvero leale, buono, gentile, capace di sacrificarsi pur di salvare chi ama, e l’ha dimostrato più volte. L’amore è il suo punto di forza, non la sua debolezza; il ragazzo che tutti credevano fragile si rivela il più forte, convinto dei propri valori, il più integro. Quello che non si arrende mai, nonostante tutto. Quello che dimostra che esternare le proprie emozioni non equivale a mostrare la propria debolezza, ma a mostrare anzi la propria forza. La profondità di questo personaggio, insieme a suo buon cuore e alla sua essenza, mi hanno sempre colpita e fanno di lui uno dei miei personaggi preferiti in assoluto, soprattutto se si considera la storia di cui fa parte.

Voi che ne pensate di questo personaggio? Vi piace? Perché?

Vi aspetto nei commenti! 🙂

 

 

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