Recensione – “Harry Potter e la maledizione dell’erede”, J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne

Harry Potter e la maledizione dell’erede, J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne

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Trama:

È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora, da impiegato al Ministero della Magia, oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare.

Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, Albus, suo secondogenito, deve lottare con il peso di un’eredità famigliare che non ha mai voluto. Quando passato e presente si fondono in un’oscura minaccia, padre e figlio apprendono una scomoda verità: il pericolo proviene a volte da luoghi inaspettati.

Anno di pubblicazione: 2016

Genere: Fantasy – Opera teatrale

Casa editrice: Salani

Serie: Harry Potter #8

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Recensione:

Come vi ho già detto in questo articoloHarry Potter e la maledizione dell’erede è un libro molto diverso dai primi sette della saga, in quanto si tratta della trascrizione dell’opera teatrale Harry Potter and the Cursed Child, uno spettacolo di Jack Thorne. La storia è stata scritta da lui, John Tiffany e la stessa J.K. Rowling.

Questa è una premessa per dire che il libro va considerato come tale: non ci sono approfondimenti psicologici dei personaggi e, soprattutto, quello che leggiamo è il copione di uno spettacolo teatrale pensato per intrattenere il pubblico, il che rende i dialoghi e le azioni a volte molto più teatrali, appunto. La storia a volte presenta delle battute e dei risvolti un po’ (un eufemismo) improbabili, ai livelli di una commedia che non sembra nemmeno Harry Potter, e a completare il senso di disorientamento c’è lo scorrere del tempo, troppo veloce soprattutto nella prima parte.

Il protagonista è Albus Severus Potter, secondogenito di Harry e Ginny. Albus è un ragazzino molto difficile, ha un rapporto scontroso con il padre, perché vede il suo passato come un fardello da portare sulle sue spalle. Quando a Hogwarts viene smistato in Serpeverde, per lui inizia un po’ un incubo: un Potter in Serpeverde è davvero inaudito e spesso viene preso di mira dai compagni. L’unico e solo amico che ha è Scorpius, il figlio di Astoria e Draco Malfoy. Entrambi sono emarginati e derisi, anche se per motivi diversi, e questo rende i ragazzini sempre più uniti e vicini. Ma nonostante Albus sia davvero arrogante e risulti antipatico in certi punti, lo stesso non si può dire di Scorpius: è un ragazzo davvero molto dolce e gentile, sempre pronto a seguire l’amico in qualsiasi avventura.

La trama in realtà non è male e il libro si legge anche velocemente, nonostante tutto. Harry, ormai cresciuto, si ritrova a dover affrontare una nuova minaccia legata al passato, a Voldemort, come gli annuncia la cicatrice che, all’improvviso, ricomincia a tormentarlo. Ovviamente Harry non è da solo: al suo fianco c’è Ginny, oltre che Ron, Hermione, Draco e il mondo magico, perché ora i ragazzi lavorano al Ministero e sono loro a dover affrontare l’emergenza. In particolare Hermione, che si presenta in veste di Ministro della Magia, la quale non vuole ripetere l’errore di Cornelius Caramell di aver nascosto la testa sotto la sabbia di fronte al ritorno di Voldemort. Un personaggio che mi è piaciuto molto è stato Draco Malfoy: è cambiato e maturato molto, ha saputo tener testa a suo padre nelle decisioni che ha affrontato nella vita, lavora a fianco di Harry e accetta, a differenza di quest’ultimo, l’amicizia tra i loro figli, ed è visibilmente tormentato dal suo passato da Mangiamorte.

Ho sentito molti pareri negativi su questa storia e posso capirli, davvero, perché spesso leggendo mi sono chiesta come la Rowling abbia permesso certe cose, ma poi, andando oltre tutto questo, mi sono trovata di nuovo a far parte del mondo magico, a rivivere alcune avventure con il sorriso o con una lacrima, e a provare un senso di vuoto, ancora una volta, dopo aver finito il libro. La storia di Harry Potter sarà sempre in grado di regalarmi emozioni e non avrei mai potuto non leggere anche questo libro e lo consiglio a tutti i fan della saga, non importa quanti pregiudizi o quanti giudizi negativi vi porterà la lettura: tornare a Hogwarts è sempre come tornare a casa!

Ah, un’ultima cosa: non mi interessano le nuove traduzioni, per me Tassorosso resta Tassorosso, i nomi restano quelli della prima traduzione italiana e il Salice Schiaffeggiante non so cosa sia u.u

 


!! ATTENZIONE: SPOILER !!

Ho deciso di inserire questa parte spoiler per parlare apertamente di alcune delle cose che mi sono o non mi sono piaciute: se non volete spoiler sulla storia, non leggetelo, SIETE AVVISATI!

Allora, cominciamo dalle cose che non mi sono piaciute, che mi hanno lasciata perplessa, che mi hanno fatto sorgere la domanda sul perché la Rowling abbia accettato certe cose.

Vogliamo parlare, per esempio, del Cappello Parlante che cammina tra gli studenti per la cerimonia dello Smistamento? Oppure, delle battute su Voldemort che non ha il naso? O ancora, di incantesimi che esistono solo nei videogiochi? O di Albus che, sotto l’effetto della Pozione Polisucco per infiltrarsi al Ministero della Magia e rubare la GiraTempo, si trasforma in Ron e per distrarre Hermione la bacia? Davvero, certe cose sono da fan fiction e non sapevo se ridere o piangere. A volte i personaggi stessi non sembravano loro.. Harry  Ginny a dieta? No, non si può. E non ho detto tante altre cose, queste sono quelle che mi sono rimaste più impresse nella mente. Ah, scusate, ho dimenticato un Piton simpatico e allegro, in vena di battute e sorrisi dolci: davvero?

Prima di parlarvi però delle cose che davvero mi sono piaciute, due parole sulla trama: Amos Diggory, il padre di Cedric, ce l’ha con Harry perché, dopo aver scoperto una GiraTempo in possesso del Ministero (quando invece si credeva fossero state tutte distrutte nella battaglia finale di Harry Potter e l’Ordine della Fenice), vorrebbe riportare indietro suo figlio, ucciso da Voldemort solo perché si trovava nel posto sbagliato e nel momento sbagliato per colpa di Harry. Harry è molto turbato, sa che non si può cambiare un evento così importante e tragico, che ancora ora lo fa soffrire molto, ma Amos, accompagnato da sua nipote Delphi (e vi giuro che non mi sono mai fidata di lei), torna a casa sconfitto. Se non fosse che Albus, in piena età ribelle e desideroso di avventura per dimostrare al padre che esiste anche lui, decide di portare lui a termine la missione insieme a Scorpius. Così i due scappano dall’Espresso di Hogwarts, rubano la GiraTempo al Ministero e iniziano i viaggi nel tempo. Quello che non hanno considerato, però, sono i cambiamenti che potrebbero causare. A dimostrarcelo sono le varie realtà alternative in cui si trovano. In tutto questo con loro c’è Delphi, che si rivelerà la figlia di Voldemort e Bellatrix… ok.

I viaggi nel passato mi sono piaciuti molto: tornare al Torneo Tremaghi è stato bello, anche se Viktor Krazy Krum e Cedric Delizia Diggory potevano risparmiarseli, sul serio. Albus e Scorpius causano parecchi guai, tra cui Ron e Hermione che non si sono mai sposati e di conseguenza Rose e Hugo che non sono mai nati; Voldemort che torna al potere, con Piton, ancora vivo, che insieme a Ron e Hermione cerca di ribellarsi al regime del Signore Oscuro, perché Harry è morto; e molte altre cose. Però ragazzi devo dire che i fuochi d’artificio di Albus e Scorpius durante la seconda prova del Torneo Tremaghi con la scritta “Ron ama Hermione” sono stati davvero esilaranti, un colpo di genio.

E arriviamo alle cose che mi sono piaciute di più. Harry e Ginny come coppia e come genitori: non hanno perso la propria personalità e indipendenza, non hanno perso la loro schiettezza e se devono andare l’uno contro l’altro, lo fanno. Li ho apprezzati davvero molto. Anche Ron e Hermione sono rimasti sostanzialmente gli stessi, e ci sono scene davvero divertenti con Ron che arriva nell’ufficio della McGranitt, preside di Hogwarts, con un tovagliolo sporco di sugo al collo, e Hermione che lo guarda male. Come si fa a non amarli? Così come nelle realtà alternative in cui non stavano insieme ma si amavano lo stesso, e questo ci fa tornare indietro nel tempo.

Infine, a piacermi molto sono state le ultime scene del quarto atto, con lo scontro finale tra Harry, Albus e gli altri contro Dephi: teatro dello scontro è la notte del 30 ottobre 1981 a Godric’s Hollow, la notte in cui James e Lily Potter furono uccisi da Voldemort e Harry riuscì a sopravvivere. Assistiamo alla scena, ed è una cosa davvero straziante, così come devastante è vedere Hagrid che arriva a prendere il piccolo Harry: si tratta di scene davvero commoventi, che non potranno lasciarvi indifferenti.

Credo di avervi detto tutto, almeno le cose importanti. Voi cosa ne pensate? 🙂

Comments

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4 Risposte a “Recensione – “Harry Potter e la maledizione dell’erede”, J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne”

  1. Io ne ho letto una parte in libreria e ho deciso che non avrei continuato. Credo che alcune cose era meglio se fossero lasciate nel dubbio, all’immaginazione del lettore. Semplice esempio: Al sarebbe andato a Grifondoro o Serpeverde? Con l’uscita di questo libro ti impongono la seconda. Non lo leggerò, ma se avessi la possibilità di vedere lo spettacolo lo farei.

    1. Anche io vorrei vedere lo spettacolo e credo sarebbe anche molto bello da vedere, infatti appunto il libro non era stato pensato ed è una semplice trascrizione del copione. Certo, è sempre bello immaginare, ma anche sapere qualcosa di più e tuffarsi di nuovo in quel mondo, almeno a me è piaciuto 😉

  2. Sono assolutamente d’accordo con la tua recensione! Anche se la battuta sul naso ha fatto ridere anche me come Bea e poi ce li vedo bene a dieta Harry e Ginny, li rende più “umani”.
    Ho cominciato il libro sotto consiglio di Bea, in maniera scettica, dovendo stare dietro alla bimba non ho molto tempo per leggere. Dopo le prime 30 pagine ho guardato mio marito e gli ho detto “questo libro fa cagare, siamo già al quarto anno!”.
    Poi qualcosa è cambiato. La storia ha cominciato a prendermi. Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo a tanti anni fa e ho iniziato ad avere paura che il libro finisse troppo presto, che ancora una volta avrei dovuto allontanarmi da quel mondo.
    Ho cercato di rallentare la lettura, di godermela, ma non ce l’ho fatta. L’ho letto in un giorno.
    A posteriori posso dire che la storia è bella, per essere un copione è meglio di quello che pensassi, però avrei preferito di gran lunga un romanzo. Avrei voluto molto più “carne al fuoco!”.

    1. Si, le battute in fondo ci stavano e poi appunto è uno spettacolo teatrale quindi deve anche saper divertire e intrattenere il pubblico!
      Esatto, devo dire che ho preferito la seconda parte della storia, la prima parte è stata troppo veloce, davvero troppo! Un romanzo sarebbe stato sicuramente migliore, ed è anche quello a cui siamo abituati quando si tratta di Harry Potter ma sono d’accordo con te, la storia è bella e il libro è comunque finito troppo presto, lasciandoci di nuovo alla fine 🙁

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