Recensione – “Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente”, Suzanne Collins

Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente, Suzanne Collins

Trama:

È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l’unica, esile possibilità di riportarlo all’antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D’ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l’arena avrà luogo un duello all’ultimo sangue, ma fuori dall’arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Distopico

Casa editrice: Mondadori

Serie: Hunger Games #0

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Recensione:

Hunger Games è da sempre una delle mie storie preferite: ricordo ancora di aver letto i tre libri in pochi giorni durante le vacanze estive, anni fa, perché non riuscivo a staccarmi da quelle pagine. La trama è particolare e avvincente, i personaggi sono tra i più belli di cui abbia mai letto, a cui è impossibile non affezionarsi. Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente è il prequel della storia che conosciamo, con protagonista uno dei personaggi sicuramente più odiati della trilogia: il presidente Coriolanus Snow.

Conosciamo quindi un giovane Coriolanus, che a diciotto anni si ritrova insieme ad altri suoi coetanei di Capitol City a fare da mentore ai tributi della decima edizione degli Hunger Games. Per lui questa è una vera e propria occasione di riscatto, di ridare prestigio al nome e alla casata degli Snow: la sua famiglia, infatti, ha perso molto a causa della guerra scatenata dai distretti contro Capitol City, giorni che lui, nonostante fosse solo un bambino, ben ricorda con timore e sofferenza. Sono rimasti ormai solo lui, sua cugina Tigris e la nonna a rappresentare gli Snow, ma tutti e tre sono ben decisi a riscattarsi. Non è così semplice, però, perché la mattina della mietitura Coriolanus scopre che gli è stato affidato il tributo femmina del Distretto 12: insomma, un caso perso in partenza. Ma la sua determinazione non vacilla, soprattutto quando si scopre chi è il tributo in questione: già, perché fin dalla mietitura, Lucy Gray Baird lascia decisamente il segno. Tra i due si instaura un legame, dettato dal desiderio di sopravvivenza, ma non solo, che li porterà a compiere scelte importanti e che potrebbero cambiare per sempre il loro destino.

Dopo un inizio un po’ lento ma comunque interessante, in cui si parla principalmente della guerra che ha portato alla creazione degli Hunger Games, la storia è davvero avvincente, grazie alle vicende che si succedono e a personaggi coinvolti. Si tratta di un mondo completamente diverso rispetto a quello che conosciamo dalla trilogia, una Capitol City a capo di una Panem che ancora mostra evidenti le ferite e i lividi della guerra che si è conclusa dieci anni prima.

Per chi ha letto la trilogia di Hunger Games con protagonista Katniss, le differenze che emergono tra i momenti “storici” di Panem di cui si parla sono davvero molto nette, quasi in contrasto tra di loro. Spesso sono rimasta scioccata da alcuni dettagli anche riguardanti gli stessi Hunger Games, perché quelli a cui Coriolanus partecipa come mentore sono giochi molti diversi rispetto a quelli della 74° e 75° edizione che conosciamo. Senza fare spoiler, ho trovato questi primi Hunger Games molto più coerenti per lo scopo per cui sono stati creati, seppure più crudi, più inumani (a voi scoprire i dettagli). È interessante scoprire tutti questi aspetti diversi e riflettere su come e perché le cose sono cambiate: probabilmente, proprio perché conosciamo la storia e gli Hunger Games in altre vesti, Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente offre ancora più spunti di riflessione rispetto alla trilogia, che già di per sé, almeno per quanto mi riguarda, fa pensare molto, ed è un aspetto che mi è piaciuto molto del libro.

A piacermi molto sono stati anche i personaggi. Da quando ho saputo che la Collins ci avrebbe riportati nell’arena con Coriolanus Snow, ho sempre pensato che dovesse essere una storia particolare: non era affatto facile parlare di un personaggio così odiato come lui e costruire una personalità valida e coerente con quello che abbiamo imparato a conoscere, ma lei ci è riuscita benissimo. Vediamo un Coriolanus giovane, alle prese con l’adolescenza, i sentimenti, le speranze per il futuro, il timore del passato, il legame con la sua famiglia: un lato del suo carattere assolutamente inedito, ma emerge fin da subito un altro lato di sé che cozza con il precedente, cioè il suo essere opportunista e calcolatore, il modo in cui cerca sempre di coltivare i propri interessi e mantenere le apparenze. Un personaggio che conosciamo come folle e subdolo, crudele e spietato, e che la Collins ha saputo ben descrivere in questo contesto, perché porta il lettore a provare emozioni tra loro contrastanti riguardo Coriolanus.

Oltre al protagonista, però, devo menzionare almeno altri due personaggi: una è sicuramente Lucy Gray, che ho adorato dalla sua prima apparizione. Sfrontata, quasi sprezzante del pericolo, coraggiosa al punto da renderla quasi pericolosa, con il suo animo da artista. La sua storia mi ha appassionato tantissimo, così come la sua personalità e vena artistica: le sue canzoni, la sua ambiguità, la sua sicurezza ostentata, nascondono tutti una sensibilità e un altruismo che raramente lascia intravedere, ma che la rendono la ragazza che è, una che che fa delle sue debolezze i suoi punti di forza. Lei è sicuramente il mio personaggio preferito, insieme all’altro personaggio di cui vi parlo: Seianus Plinth. Compagno di scuola di Coriolanus, è anche lui mentore negli Hunger Games; anche lui ha una storia complicata alle spalle, un tormento che si trascina sempre con sé e che lo metterà in pericolo più volte. Come altri suoi compagni, Seianus non è favorevole agli Hunger Games (infatti i mentori esprimono spesso delle perplessità riguardo ai giochi), ma è l’unico a dimostrarlo chiaramente, sfidando la sua stessa sorte.

Non posso non parlare brevemente di Tigris, cugina di Coriolanus, che mi è piaciuta molto e che ricordavo dalla trilogia, e della dottoressa Gaul: un personaggio completamente folle, anzi, per lei probabilmente folle è poco. Che ha di sbagliato quella donna? (Leggere per capire!!!)

Infine, un aspetto un po’ nostalgico di Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente: ci sono tantissimi riferimenti alla storia che amiamo, alle tradizioni, ai simboli, a tante altre cose che non voglio togliere il piacere di farvi scoprire durante la lettura, ma che sicuramente non potrete che riconoscere e apprezzare.

Concludo consigliando Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente a chiunque, come me, abbia amato la trilogia di Katniss: ritornare nell’arena e scoprire nuovi dettagli della storia è emozionante, e considererete molti aspetti che già conoscete sotto un’altra luce. Lucy Gray vi piacerà da matti!

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