Recensione – “Il sentiero dei bambini dimenticati”, Elly Griffiths

Il sentiero dei bambini dimenticati, Elly Griffiths

Trama:

Inghilterra, North Norfolk. Nelle desolate paludi salmastre regna una calma piatta e terribile. Il mare è stranamente quieto, come in attesa. La mano che lentamente riemerge dal fango, durante gli scavi, è piccola e leggermente chiusa. Un braccialetto che sembra fatto d’erba cinge il polso esile. Da quanto tempo le sabbie del Saltmarsh custodiscono queste ossa? Ruth Galloway è abituata a confrontarsi con la morte e le sue testimonianze, ed è l’unica in grado di sciogliere l’enigma. Professoressa di archeologia forense, specialista nella datazione di ossa antiche, Ruth vive sola con i suoi gatti in un cottage ai margini della palude. La sua è un’esistenza indipendente ma piuttosto monotona, movimentata solo dalla lotta contro la bilancia e i genitori invadenti. Almeno fino a quando l’ispettore Harry Nelson non decide di coinvolgerla nelle indagini. Il caso irrisolto della piccola Lucy Downey, scomparsa da dieci anni, tormenta l’uomo; dal giorno della sparizione riceve inquietanti ed enigmatiche lettere che alludono ad antichi rituali, sacrifici e divinità pagane. Le ossa restituite dalla palude sono antiche o potrebbero essere quelle di Lucy? Solo le analisi al carbonio 14 e gli scavi potrebbero dare una risposta. Ma bisogna fare in fretta, perché un’altra bambina è appena scomparsa e nuove lettere cominciano ad arrivare al dipartimento di polizia. Mettendo a repentaglio la sua stessa vita, Ruth non esita un attimo a lanciarsi a capofitto nell’inchiesta. Lei lo sa bene: le ossa non dimenticano. Mai. Nella loro memoria è nascosto il sentiero che porta alla verità. E anche alla salvezza.

Anno di pubblicazione:  2009

Genere: Thriller

Casa editrice: Garzanti

Per acquistare una copia del libro su Amazon, CLICCA QUI.

 

Recensione:

Il sentiero dei bambini dimenticati è un thriller la cui trama mi aveva subito incuriosito. Ci sono molti elementi che rendono la storia davvero interessante e affascinante, ma durante la lettura è chiaro che la storia assume anche aspetti davvero inquietanti, agghiaccianti e in alcuni punti un po’ macabri: leggendo il libro capirete sicuramente di cosa parlo, oltre al fatto che il titolo del libro già accenna al fatto che parliamo di bambini.

La protagonista è Ruth Galloway, un’archeologa forense che mi è stata simpatica fin da subito. Ruth è una donna indipendente di quarant’anni, in sovrappeso, che vive da sola con i suoi due adorabili gatti e ha un rapporto un po’ burrascoso con i suoi genitori: una donna comune, in cui tutti ci potremmo riconoscere, per un motivo o per l’altro. Della sua vita mi hanno affascinato due cose in particolare: prima di tutto, il luogo in cui vive. Ruth vive in un cottage al limite della palude del Saltmarsh, che confina con il mare: si era innamorata di quel luogo dieci anni prima, quando durante uno scavo avevano portato alla luce antiche testimonianze secondo cui il Saltmarsh veniva considerato un luogo sacro, in cui eseguire rituali pagani e offerte agli dei. Nessuno comprende davvero il motivo per cui vive in quel cottage, sul confine di una palude che si perde nel mare ed è pericolosissima, soprattutto quando si alza la marea. Spesso, il Saltmarsh è teatro di violente e cupe tempeste, ma ciò che attira Ruth è proprio il paradosso di un luogo bellissimo e al contempo maledetto. Si tratta di un’ambientazione assolutamente perfetta per una storia come questa, uno scenario davvero bellissimo che non ho potuto che apprezzare tantissimo, uno dei migliori che abbia mai trovato nei libri. Secondo aspetto è sicuramente il suo lavoro di archeologa forense, grazie al quale può assistere e fornire un valido supporto nelle indagini della polizia riguardo al caso delle due bambine scomparse a distanza di dieci anni l’una dall’altra. Oltre ai riferimenti all’archeologia, poi, nella storia ci sono molti riferimenti letterari, religiosi, pagani e mitologici che mi hanno affascinata parecchio e che hanno reso la trama ancor più interessante.

Insomma, si tratta di una storia in cui tutti i vari elementi non sono a se stanti ma si intrecciano tra di loro, un po’ come il confine tra mare e palude del Saltmarsh. Ruth si ritrova coinvolta nelle indagini insieme al brusco ispettore Nelson: entrambi saranno costretti a mettere in discussione tutto ciò in cui hanno creduto, oltre che a dubitare delle persone che li circondano. Il mistero è ben costruito e porta a sospettare un po’ di tutti i personaggi; personalmente, per una volta posso dire che i miei sospetti si sono rivelati giusti 😀 ma ciò non ha reso la storia meno interessante o intrigante, perché fino alla fine si rimane con il fiato sospeso e con il dubbio su come stiano veramente le cose. L’autrice ha quindi saputo creare una storia ricca di dettagli e di scene inquietanti che creano la perfetta atmosfera per un thriller.

Non posso quindi che consigliare Il sentiero dei bambini dimenticati a tutti, soprattutto a chi ama questi luoghi dal fascino inquietante come il North Norfolk, l’archeologia, la storia, la letteratura, la mitologia e i misteri di persone scomparse: una lettura che vi appassionerà sicuramente!

Comments

comments