Recensione – “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito”, Salvatore Basile

Lo strano viaggio di un oggetto smarrito, Salvatore Basile

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Trama:

Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto da scuola, ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza sulla banchina.
Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, incastrato tra due sedili, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. Ora c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito. Questa è la storia di un ragazzo che ha dimenticato cosa significa essere amati. È la storia di una ragazza che ha fatto un patto della felicità, nonostante il dolore. È la storia di due anime che riescono a colorarsi a vicenda per affrontare la vita senza arrendersi mai.

Anno di publicazione: 2016

Genere: Romanzo, Narrativa

Casa editrice: Garzanti (grazie per la copia)

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Recensione:

Questo romanzo mi aveva affascinato soprattutto per il titolo, misterioso ed enigmatico. Leggendo poi la trama, mi sono convinta a leggerlo, ma devo dire che anche la copertina in questo caso ha fatto la sua parte, la trovo bellissima nella sua semplicità.

Fin dalle prime pagine, Michele si dimostra un protagonista passivo, così come passivo è il suo atteggiamento nei confronti della vita, ma ha i suoi buoni motivi. A renderlo così è stato infatti l’abbandono di sua madre e un padre per lo più assente, distante: il dolore che si porta dentro da quando aveva soli sette anni è immenso e nel corso degli anni si è chiuso sempre più in se stesso, facendo della stazione di Miniera di Mare, di cui è custode, il suo mondo. Michele vive seguendo una routine precisa, scandita dalla partenza e dall’arrivo dell’unico treno che passa da Miniera di Mare: la sera controlla e cura il treno, raccogliendo gli oggetti smarriti che trova e accogliendoli in casa sua, l’unica presenza che ammette nella sua vita, forse perché si considera anch’esso smarrito. La sua vita cambia improvvisamente grazie a due eventi: l’arrivo di Elena, una ragazza decisamente solare e allegra che una sera bussa alla porta di Michele per chiedere di una bambola che aveva perso in treno, e soprattutto a causa del ritrovamento, qualche giorno dopo, del suo vecchio diario rosso, che sua madre aveva portato via con sé anni prima promettendo di restituirglielo.

Il romanzo procede con Michele che, grazie all’aiuto anche di Elena, decide di vincere le sue paure e le sue insicurezze per mettersi alla ricerca di sua madre. E’ interessante notare il cambiamento di Michele, che abbandona il suo piccolo mondo sicuro per andare incontro all’ignoto: l’autore è stato geniale nel cogliere i suoi stati d’animo, che mostrano i suoi progressi, le sue conquiste, ma anche i suoi errori. Michele è un uomo di trent’anni che non sa come approcciarsi alla vita, alle persone, che scopre il bello e il brutto del mondo troppo tardi, ma con coraggio: un personaggio che ho davvero apprezzato, ben definito psicologicamente. Non si può non provare una profonda tenerezza per Michele, ma spesso, nel corso del romanzo, viene anche voglia di prenderlo a schiaffi. Michele è come tutti noi, ci mostra che nessuno è perfetto, ma che possiamo sempre migliorare e superare ciò che più ci fa paura, se davvero lo vogliamo: basta un po’ di coraggio.

Elena, invece, ha portato subito una ventata d’allegria nella vita di Michele: non le interessa cosa gli altri possano pensare di lei, nonostante risulti un po’ logorroica e buffa, ma è simpatica proprio per questo: l’ho adorata. Quello che Michele non sa è che anche lei non ha avuto una vita facile come lei vuole far apparire, anche lei ha sofferto molto ed è la persona che è proprio per questo. Ho trovato bellissima la sua teoria sui colori, secondo cui ogni persona esprime un colore con la sua personalità, il suo umore, le sue caratteristiche.

Procedendo con il romanzo, la storia non è affatto banale e ci sono risvolti inaspettati, e soprattutto l’autore offre molti spunti di riflessione. E’ un romanzo profondo, costruito, ma molto scorrevole e piacevole da leggere.

Infine, mi sono piaciuti molto anche i luoghi e i vari personaggi che Michele conosce lungo la sua ricerca: Erastos e Antonio sono davvero troppo simpatici, così come Gianni, con la sua dolcezza, e Luce, con la sua immensa forza.

Consiglio Lo strano viaggio di un oggetto smarrito a tutti, è una storia adatta a chiunque e che vi farà riflettere, ridere e commuovere.

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