Recensione – “Il superstite”, Wulf Dorn

Il superstite, Wulf Dorn

Trama:

Prima del silenzio. Inverno, la strada ghiacciata, neve tutt’intorno, un’auto sbanda, si schianta contro un albero. Il guidatore è ferito: non riuscirà a salvare suo figlio. Aveva appuntamento con l’uomo che ha rapito il suo bambino quella sera, mentre era fuori casa con il fratello maggiore. Poi la telefonata, la corsa in auto col cuore in gola senza dire nulla a nessuno. E adesso tutto è inutile: sa che sta per morire. Capisce che anche suo figlio morirà.

Dopo il silenzio. Da ventitré anni lo psichiatra Jan Forstner vive con l’angoscia della scomparsa del fratello. Tutto ciò che gli resta è un piccolo registratore che aveva portato con sé la notte in cui erano usciti insieme e dove sono incise le ultime parole di Sven: «Quando torniamo a casa?» E poi il silenzio. E gli incubi che da quella notte non hanno smesso di tormentarlo. La notte in cui il padre è morto in un incidente d’auto. La via di Jan si riassume tutta in quella notte: ha studiato psichiatria come suo padre, si è specializzato in criminologia e ora è tornato al punto di partenza, alla Waldklinik, dove lavorava il padre e dove adesso lavorerà anche lui. Vorrebbe dare una svolta alla sua esistenza, ma quando una paziente della clinica si suicida, Jan si trova coinvolto in un’indagine che svelerà un segreto atroce conservato per ventitré anni…

Anno di pubblicazione: 2010 (2011 in Italia)

Genere: Thriller psicologico

Casa editrice: TEA

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Recensione:

La storia narrata ne Il superstite inizia con un flashback: un uomo che, dopo aver avuto un grave incidente mentre guidava nel bosco, muore nella sua auto. L’uomo, Bernhard Forstner, cercava disperatamente di salvare suo figlio Sven, che era stato rapito. Il protagonista della storia è però Jan, il figlio maggiore di Bernhard: lo ritroviamo ventitré anni dopo, psichiatra come il padre e con una nuova offerta di lavoro alla Waldklinik, dove lavorava il dottor Forstner.

Jan non ha dimenticato gli orrori del suo passato ed è costantemente tormentato dalla scomparsa del fratello: il cadavere non è mai stato trovato, e una parte di lui è portata a credere che Sven non sia morto, ma che invece sia da qualche parte là fuori. Ma non è tutto: nel passato di Jan ci sono altri dolori, che riemergono quando Jan torna a Fahlenberg per lavorare alla Waldklinik, una clinica psichiatrica. In particolare, il suicidio di Nathalie Köppler, una ragazza che poco prima era stata ricoverata proprio alla Waldklinik, riapre vecchi casi e ne apre di nuovi.

La storia è appassionante, inquietante, sempre più angosciante man mano che si procede nella lettura. L’aspetto psicologico e psichiatrico è ben curato e definito, grazie all’ambiente della clinica e al lavoro di Jan. Inoltre, ho trovato il metodo terapeutico del dottor Rauh affascinante e innovativo, un campo ancora poco esplorato e sicuramente poco conosciuto e pieno di pregiudizi: l’ipnosi. Anche la scelta dell’arredamento della stanza è davvero insolita, ma in qualche modo una scelta ragionata e sensata. Inoltre, Jan è un protagonista particolare: da un lato è psichiatra, dall’altro è un paziente, perché è ossessionato dalla ricerca della verità. Cosa è successo davvero a Sven? Dove andava suo padre quella notte, per incontrare chi?

Un’altro aspetto che mi è piaciuto tanto è quello soprannaturale, legato ai fantasmi. Questi elementi si intrecciano benissimo con la storia, soprattutto perché la morte è un aspetto centrale della trama e dei vari risvolti ad essa legati. Per tutto il romanzo, non mancano riferimenti ai fantasmi, ai morti, ad un mondo dell’aldilà che però non è del tutto scollegato dal nostro.

Nel libro ci sono poi riferimenti a Mark, che compare in La psichiatra (recensione) e Phobia  (recensione), un protagonista che avevo adorato, per cui ritrovarlo in qualche modo anche in questo libro è stato come ritrovare tra le righe un vecchio amico.

Infine, l‘ambientazione tedesca. Lo so, sono di parte, ma studio e amo il tedesco, quindi il fatto che la storia fosse ambientata in una città immaginaria della Germania e in una clinica dal nome Waldklinik (la clinica del bosco, della foresta), perfetto per un thriller, ha contribuito a farmi amare questo libro, che, lo ammetto, finora è il mio preferito di Dorn!

Consiglio Il superstite a tutti gli amanti del thriller e del soprannaturale, soprattutto le storie legate ai fantasmi.

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