Recensione – “Il cavaliere d’inverno”, Paullina Simons

Il cavaliere d’inverno, Paullina Simons

Trama:

Leningrado, estate 1941. Tatiana e Dasha sono sorelle e condividono tutto, perfino il letto, nella casa affollata dove abitano con i genitori. Una mattina il loro risveglio è particolarmente agitato: Dasha ha un nuovo innamorato e non vede l’ora di raccontare tutto a Tatiana. Ma un annuncio alla radio manda di colpo in pezzi la loro serenità: il generale Molotov sta comunicando che la Germania ha invaso la Russia. È la guerra. Uscita per fare scorte di cibo, Tatiana incontra Alexander, giovane ufficiale dell’Armata Rossa, e tra loro si scatena un’attrazione irresistibile. Ancora non sanno che quell’amore è proibito per entrambi e potrebbe distruggere per sempre ciò che hanno di più caro. Mentre un implacabile inverno e l’assedio nazista stringono la città in una morsa micidiale, riducendola allo stremo, la dolce Tatiana e il valoroso Alexander troveranno nel legame segreto che li unisce la forza per affrontare avversità e sacrifici. Con la speranza di un futuro migliore.

Anno di pubblicazione: 2000 (2003 in Italia)

Genere: Romanzo rosa – Romanzo storico

Casa editrice: BUR Rizzoli

Serie: Il cavaliere d’inverno #1

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Recensione:

Ho iniziato a leggere Il cavaliere d’inverno con tantissime aspettative riguardo alla storia che mi sarei trovata davanti, perché ne ho sempre sentito parlare in modo assolutamente positivo. Alla fine ho scoperto una storia bellissima, vera e straziante, sotto tutti i punti di vista.

Il 22 giugno 1941 viene annunciato ai cittadini dell’Unione Sovietica che la Germania di Hitler ha invaso le loro terre, evento che dà inizio alla guerra sul fronte orientale durante la Seconda Guerra Mondiale e che dà inizio anche a questa storia. Tatiana viene mandata dalla famiglia a fare scorte di cibo per la guerra e l’inverno, ed è così che incontra Alexander, ufficiale dell’Armata Rossa. Tra i due scatta subito qualcosa, che si evolverà in un sentimento molto profondo e una passione irresistibile. La storia di Tatiana e Alexander, però, non è così semplice come il loro primo incontro vorrebbe far credere: il loro è un amore ostacolato non solo dal destino e da eventi che a loro, quel 22 giugno, sono ancora sconosciuti, ma anche dalla guerra stessa.

La guerra, infatti, non è una semplice ambientazione storica, così come non lo è l’Unione Sovietica del 1941. La storia è fondamentale in questo libro, e viene raccontata in modo veritiero, crudele, spietato, proprio come la guerra. A stupirmi all’inizio del libro è stata l’eccitazione con cui Tatiana e altri giovani hanno accolto la notizia della guerra: una sorta di entusiasmo per qualcosa che accade e di cui non si comprende ancora la portata. A poco a poco, però, la guerra e l’assedio nazista, insieme al rigido inverno di Leningrado, piegano Tatiana e la costringono ad aprire gli occhi sulla realtà, una realtà fatta di bombe, fame, freddo, lavoro. La realtà della guerra, ma anche della vita vissuta secondo i principi del comunismo all’interno dell’Unione Sovietica, emerge in maniera dolorosa e straziante, soprattutto se si pensa che tutto ciò è realmente accaduto e nemmeno tanto tempo fa. Inoltre la fedeltà e l’abilità con cui l’autrice riporta i fatti storici e li mescola alla storia mi è piaciuto tantissimo.

Man mano che si prosegue nella lettura, risulta impossibile non tifare per Tatiana e Alexander, che sembrano in qualche modo completarsi a vicenda. La storia prosegue in alti e bassi, gioie e dolori, paure e sofferenze, ostacoli e destino, ma ciò che non viene mai meno è lo straziante amore che entrambi provano l’uno per l’altra. Seguire le loro vicende e vedere l’evoluzione dei personaggi è interessante ma anche non facile, a causa di tutto ciò che devono affrontare.

Tatiana all’inizio della storia viene descritta quasi come una ragazzina ingenua, spensierata, ma buona oltre ogni immaginazione, caratteristica che emergerà sempre di più. Lei è decisamente il mio personaggio preferito in questa storia: la sua crescita è evidente ed eloquente, la sua forza è immane, capace di fare e sopportare cose inimmaginabili, sempre pronta a sacrificarsi per gli altri e, letteralmente, sfamare gli altri prima di pensare a se stessa. Il rapporto con la sua famiglia è complesso, e nonostante non sempre venga considerata come meriti, lei è sempre gentile e protettiva nei confronti della famiglia e lo dimostra soprattutto durante l’assedio. Nelle 700 pagine del romanzo vediamo Tatiana crescere da ragazzina ingenua a donna determinata e furba, oltre che sempre gentile e disponibile con tutti. Alexander, invece, è impulsivo, arrogante, a volte anche presuntuoso ed esigente, ma protettivo con chi ama davvero. In alcuni punti della storia mi è sembrato esageratamente impulsivo, arrogante ed esigente, ma Alexander è così, e dimostra anche di saper essere estremamente generoso.

Non posso non citare Dimitri, anche lui soldato dell’Armata Rossa, in questa storia, il personaggio che più ho odiato, dall’inizio alla fine. E oltre, perché non si può smettere di odiare Dimitri: opportunista, meschino, scaltro e cattivo. Ammetto di aver trovato anche Dasha un po’ insopportabile, soprattutto perché tratta sempre Tatiana con superiorità, mentre Tatiana le dona tutto il suo affetto nonostante tutto.

Infine, anche se ho adorato follemente alcune descrizioni dei dettagli come ad esempio il vestito con le rose rosse di Tatiana e il suo primo incontro con Alexander, in alcune parti del romanzo l’autrice mi è sembrata ripetitiva e dispersiva, nonostante poi la lettura non risulti comunque noiosa o rallentata.

Consiglio Il cavaliere d’inverno a chi cerca un romanzo storico degno di questo nome e una storia d’amore intensa, passionale, travolgente e forte più di qualsiasi altra cosa.

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