Recensione – “La casa senza ricordi”, Donato Carrisi

La casa senza ricordi, Donato Carrisi

Trama:

Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.

Anno di pubblicazione: 2021

Genere: Thriller

Casa editrice: Longanesi

Serie: Pietro Gerber #2

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Recensione:

Dopo La casa delle voci (qui potete trovare la mia recensione), Pietro Gerber, il migliore ipnotista di tutta Firenze, conosciuto come l’addormentatore di bambini, torna come protagonista in questo nuovo libro, La casa senza ricordi. Ancora stravolto dal caso di Hanna Hall, ritroviamo Pietro Gerber che fatica a tenere in mano le redini della sua vita. Quando improvvisamente, a notte fonda, Pietro viene contattato dal giudice del tribunale dei minori per un caso particolare, l’ipnotista esita: e se fosse un altro caso Hall, come quello che gli ha distrutto la vita?

Le sue competenze, però, sono estremamente necessarie: un bambino di nome Nico è stato ritrovato in un bosco in piena notte, a distanza di mesi dalla sua scomparsa insieme alla madre. Il problema è che Nico non parla, ed è per questo motivo che l’intervento di Pietro è fondamentale: attraverso la sua tecnica dell’ipnosi, il protagonista è chiamato a cercare di scoprire cosa in realtà sia successo al bambino. Ma quando Nico inizia a parlare, la storia che emerge non è la sua: è quella di qualcun altro, come se la mente del bambino avesse registrato le parole di un’altra persona. Cosa è successo davvero a Nico? Di chi è la storia che racconta?

Inizia quella che si rivela, procedendo con la lettura, una storia dai risvolti davvero agghiaccianti, inquietanti, che portano il lettore a domandarsi cosa sia o meno reale, perché i colpi di scena e gli inganni non mancano. La trama, inoltre, è ricca di dettagli e descrizioni che rendono la storia ancor più reale, in una Firenze cupa che, come nel caso del libro precedente, diventa il perfetto teatro della storia. Ad esempio, Nico viene ritrovato in quella che viene chiamata, per ragioni letterarie che risalgono a Dante e alla stesura della Divina Commedia, la Valle dell’Inferno: poteva esistere un luogo più perfetto?

L’aspetto più interessante di questo libro è secondo me l’ipnosi. La storia che emerge dalla mente di Nico è davvero triste e agghiacciante e il fatto che il bambino racconti una storia non sua la rende ancor più sconvolgente. Quando si tratta di bambini, la storia è sempre molto più suggestiva di quello che potrebbe essere, ma a prescindere Carrisi è un maestro nel creare angoscia e suspense, che in alcuni punti del libro si avvertono fortemente: a volte si ha l’impressione di essere in attesa che succeda qualcosa che poi sembra non avvenire, e ciò trasmette al lettore un senso di inquietudine estenuante, che cresce man mano che si procede la lettura. Questa sensazione si accompagna alla crescente preoccupazione di Gerber, il quale si ritrova sempre più coinvolto in questa storia che lo porterà a mettere in discussione se stesso e la sua professione.

L’inquietudine è un filo rosso che si snoda lungo tutto il libro, per arrivare ai capitoli finali che, a mio parere, sono fatti di ansia allo stato puro. Infatti, il finale del libro è una vera e propria sorpresa, che lascia il lettore davvero a bocca aperta.

Non voglio dire di più, rischiando di anticipare qualcosa: vi invito come sempre a leggere La casa senza ricordi se siete amanti del genere e se avete letto La casa delle voci, perché Carrisi si dimostra, ancora una volta, una conferma del genere thriller.

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