Recensione – “Sangue Inquieto”, Robert Galbraith (J.K. Rowling)

Sangue Inquieto, Robert Galbraith (J.K. Rowling)

Trama:

Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima. Un cold case, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate.

Anno di pubblicazione: 2020 (2021 in Italia)

Genere: Giallo / Thriller

Casa editrice: Salani

Serie: Cormoran Strike #5

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Recensione:

ATTENZIONE – Ci potrebbero essere SPOILER se non avete letto i VOLUMI PRECEDENTI)

Sangue Inquieto è il quinto capitolo (clicca qui per leggere le recensioni dei libri precedenti) della serie dedicata alle indagini di Cormoran Strike, che, come ormai ben sapete, è stata scritta da J.K. Rowling e pubblicata con lo pseudonimo di Robert Galbraith, in quanto l’autrice, inizialmente, non voleva che il successo e il seguito di questa serie fossero legati alla sua fama di autrice di Harry Potter. La saga di Cormoran Strike, però, ha ormai conquistato il pubblico indipendentemente dall’autrice, che si riconferma una penna di grande talento.

Il caso che i due detective protagonisti, Cormoran Strike e la sua socia Robin Ellacott, dovranno affrontare è diverso da tutto ciò che hanno gestito finora, perché si tratta di un caso irrisolto, un cold case. Una sera una ragazza, Anna, si imbatte per caso nell’ormai famoso detective Strike, al momento in Cornovaglia per motivi personali, e impulsivamente gli chiede di indagare sulla scomparsa di sua madre Margot Bamborough, avvenuta ormai quarant’anni fa. Nonostante Strike sia inizialmente perplesso, viene inevitabilmente incuriosito dalla misteriosa scomparsa di questa donna, della quale sembra non ci sia alcuna traccia. Affascinato, come sempre, dai casi più complicati e misteriosi, Strike decide di prendersi carico dell’indagine insieme a Robin.

Il caso di Margot è davvero appassionante da seguire per il lettore. Molte sono le piste e gli indizi enigmatici e oscuri attraverso cui Strike e Robin dovranno farsi strada, senza contare che ormai sono trascorsi quarant’anni dalla scomparsa di Margot, e rintracciare le persone coinvolte e i testimoni non è così semplice. Gli appunti dell’ispettore di polizia che affrontò il caso negli anni ’70 non si rivelano del tutto chiari: sono pieni di indizi oscuri, legati all’astrologia e all’esoterismo, e dunque aperti all’interpretazione non sempre immediata. Questi dettagli, però, rendono il caso ancor più affascinante e coinvolgente: molti sono i simboli ricorrenti in tutto il libro, simboli afferenti a diversi ambiti misteriosi. Una delle piste che Strike e Robin prenderanno in considerazione emerge proprio da quegli appunti: la polizia sostenne che ad aver rapito Margot fosse un famigerato e pericolosissimo serial killer; questo è un aspetto della storia che davvero fa accapponare la pelle e riapre antiche ferite per i due protagonisti.

Inoltre, affrontare il caso di Margot vuol dire muoversi in due sensi; prima di tutto, ci si muove nel tempo, tornando indietro al mondo dei rivoluzionari anni ’70. Molti sono i temi scottanti di quegli anni che emergono, in particolare quello legato alle donne e alla loro indipendenza, ai loro diritti, grazie alla figura di Margot che pian piano viene ricostruita attraverso le indagini. La storia si muove poi anche nello spazio: seguendo indizi e testimoni, Strike e Robin si ritroveranno in diversi luoghi di Londra e non, e alcuni li ho trovati meravigliosi o terribilmente angoscianti (per esempio la bellissima Hampton Court o l’inquietante ospedale psichiatrico di Broadmoor).

Le indagini, quindi, tengono il lettore incollato alle numerose pagine del libro, il quale risulta però molto scorrevole da leggere, anche grazie a quello che secondo me è uno dei talenti più belli della Rowling: saper creare descrizioni dettagliate e vivide senza che la narrazione risulti pesante, ma che anzi la rendono ancor più verosimile e coinvolgente agli occhi del lettore.

Oltre però al caso di Margot, ciò che appassiona di Sangue Inquieto sono anche i due protagonisti, Strike e Robin. Questo è il quinto libro dedicato alle loro indagini: l’agenzia è famosa e Strike e Robin hanno assunto anche dei dipendenti in modo che possano seguire più casi contemporaneamente. Al di là dell’aspetto lavorativo, però, sicuramente centrale nel libro, emergono qui in maniera ancor più estesa le loro storie personali: i due personaggi vengono approfonditi ancora di più, perché entrambi dovranno affrontare questioni private importanti. Alla fine del libro si ha la sensazione di conoscerli quasi di persona, come se ormai facessero parte della famiglia; Sangue Inquieto è anche il libro finora più lungo della saga, quindi leggerlo è come trascorrere con loro una parte della propria vita: questa è la sensazione che ho avuto alla fine del libro, e che lo rende anche il mio preferito finora.

Non posso quindi che consigliarvi questa meravigliosa saga e questo intensissimo libro, perché affronta molti temi interessanti. È anche divertente provare a tenere traccia di tutti gli indizi e provare a capire insieme a Strike e Robin chi sia il colpevole (se siete come me, arriverete al punto in cui loro hanno capito tutto e voi sarete lì a chiedervi: “Bene, io non ho capito niente, volete illuminare anche me, grazie?”). Non vedo l’ora di poter scoprire quale sarà la prossima indagine!

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