Recensione – “L’educazione delle farfalle”, Donato Carrisi

L’educazione delle farfalle, Donato Carrisi

Trama:

La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo. Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena. Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre». Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone. Ma dopo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo? E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre?

Anno di pubblicazione: 2023

Genere: Thriller psicologico

Casa editrice: Longanesi

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Recensione:

Ho terminato la lettura di questo libro da circa una settimana e devo dire che sono ancora un po’ confusa al riguardo.

Non posso dire che non mi sia piaciuto, anzi: Carrisi è sempre una garanzia e i suoi romanzi sono magnetici, coinvolgenti, capaci di attrarti alle pagine come una calamita senza più riuscire a staccarti, e sicuramente L’educazione delle farfalle non fa eccezione in questo senso. C’è però anche qualcosa che forse non mi ha del tutto convinta, ma probabilmente è perché ormai le aspettative su questo scrittore sono molto elevate e mi aspettavo una storia diversa, ma in fondo è proprio di questo che si tratta: per quanto mi riguarda questa storia è qualcosa di diverso rispetto a quello che Carrisi ci ha proposto finora.

La protagonista di questa storia è Serena, una broker molto apprezzata nel suo ambiente che altro non ha a cuore che la sua carriera: non le interessano relazioni sentimentali, avere una famiglia o tanto meno dei figli, ma solo di essere una donna libera di perseguire i propri obiettivi lavorativi, fare parte della Milano che conta, essere libera da qualsiasi legame o pregiudizio. Dopo una vacanza a Bali, Serena scopre di essere incinta: sempre convinta di non volere figli, la donna decide comunque di portare avanti la gravidanza al meglio per poi dare il bambino in adozione.

A causa di una serie di eventi, però, Serena si ritrova a crescere da sola una figlia, Aurora, che lei nemmeno voleva. Serena è tutto tranne che una madre affettuosa, ma si impegna perché sua figlia possa avere ed essere sempre il meglio in tutto. È per questo che Serena iscrive Aurora ad un campus invernale a Vion, in Svizzera, perché la figlia impari a sciare. Solo che le cose non vanno proprio come Serena aveva previsto e questo paesino da favola in mezzo alle montagne trasformerà la sua vita in un incubo: durante l’ultima notte al campus nella casa scoppia un incendio e Aurora viene data per dispersa.

Serena si convince che la figlia sia morta, ma se così non fosse? In fondo, dichiarare qualcuno “disperso” non definisce automaticamente anche la sua morte. E se ci fossero indizi a Vion che le dimostrano che Aurora potrebbe ancora essere viva?

Il romanzo, quindi, è molto avvincente: nonostante l’inizio risulti un po’ lento, proseguendo con la lettura ci si rende conto che è tutto funzionale ed utile alla storia. Si tratta di un libro molto introspettivo e psicologico, che segue il punto di vista di Serena: si può notare come la donna cambi a seconda degli eventi che si susseguono nella sua vita e seguirla è molto interessante. Sicuramente, questo è uno degli aspetti che più si apprezzano del libro, perché il ritmo è scandito non tanto dagli eventi, ma piuttosto da Serena, dai suoi pensieri, i suoi atteggiamenti, il suo umore, le sue fasi di vita.

Un’altra caratteristica che ho amato di questo libro è l’ambientazione, che si lega intrinsecamente con la storia e le vicende narrate: la stessa storia, se fosse ambientata in un altro luogo, non avrebbe la stessa forza e intensità. Ho sempre amato i paesini di montagna, quei luoghi che sono pieni di vita in alcuni periodi dell’anno e che invece si svuotano e sembrano quasi dei paesi fantasma durante il resto dell’anno: Vion, in Svizzera, è proprio questo e Carrisi ben rende l’atmosfera da favola che circonda Vion e che però può crollare in modo inquietante da un momento all’altro trasformando tutto in un terribile ed angosciante incubo. 

Ciò che non mi ha del tutto convinta di questa storia sono in realtà alcuni dettagli che si trovano nel corso della storia e nel finale, di cui non posso dire nulla per non anticipare niente a voi che deciderete di leggere il libro. Bisogna comunque tenere presente che nei libri di Carrisi nulla è mai scontato o banale, quindi sono convinta che l’autore abbia inserito volutamente questi dettagli nella storia per invitare il lettore a riflettere e a porsi delle domande: ciò succede spesso nei libri di Carrisi, ma se altre volte avevo considerato questo aspetto in qualche modo positivo e sorprendente, in questo caso sono arrivata a fine lettura con qualche dubbio irrisolto in più, lasciandomi una sensazione di confusione. Ciò non mi ha però impedito di appassionarmi e apprezzare la lettura di questo libro!

L’educazione delle farfalle è un libro da leggere tutto d’un fiato, in cui a prevalere sono le emozioni e la rapidità con cui queste possono cambiare, nonostante noi non sempre ne siamo padroni ed è la vita, con le sue circostante, a imporci questi cambiamenti.

Un libro intenso e vero, che consiglio a chi ama i thriller psicologici, fortemente introspettivi e a chi ama i libri di Carrisi.

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